La chiesa di santo Stefano a Soleto nella GrecÏa salentina

“Un viaggio in Puglia non Ë un viaggio ma tanti viaggi”, scriveva Cesare Brandi nel 1960 in Pellegrino di Puglia (prima edizione Laterza, ripubblicato lo scorso aprile per i tipi di Editori Riuniti). Agli occhi del grande storico dell’arte, la regione appariva come “un meraviglioso, austero paese arcaico”, sempre nuovo nella sua eterna iterativit‡, che a tratti rammentava la Palestina o la Siria.
Negli ultimi anni la Puglia Ë di certo molto cambiata e sta beneficiando di un’intensa riscoperta turistica per via delle acque cristalline dei suoi due mari e delle notevoli testimonianze storico-monumentali che la civilt‡ magnogreca, il susseguirsi delle dominazioni longobarda, bizantina, araba (breve ma intensa), normanna, sveva, angioina, aragonese, e una affatto peculiare et‡ barocca, hanno disseminato nei secoli per il tacco dell’italico stivale.
Questo ponte ideale con l’Oriente, che fu un’importante base logistica all’epoca delle Crociate e una delle dieci province templari, Ë oggi meta di viaggi di massa e sta forse perdendo un po’ del fascino arcaico che Brandi gli attribuiva. Cionondimeno, resta una regione dai profondi contrasti. Recentemente, i centri storici pugliesi hanno beneficiato di opportuni interventi risanativi ma questi sono stati talora condotti in modo frettoloso per rispondere alle esigenze turistiche impellenti o, peggio, puramente speculativo.
A parte Andria fidelis con Castel del Monte, e la Valle d’Itria con i trulli, sotto la tutela permanente dell’Unesco, ad essere maggiormente rinomate e valorizzate sono localit‡ costiere come Barletta, Trani, Otranto, Leuca, Gallipoli, Bari naturalmente, mentre restano ancora in ombra alcune zone dell’entroterra. Se, per un verso, le Murge arse dallo scirocco e le lame del carsismo appulo non cessano di restituirci tesori dal passato, per altro non trascorre giorno senza una denuncia presentata alle autorit‡ per qualche attentato al patrimonio storico-artistico. Vieppi_, ci sono luoghi assai suggestivi che restano emarginati dal flusso di interesse che investe il resto della Puglia. Tra essi, va annoverata l’area dell’antica GrecÏa salentina, nella provincia di Lecce, in cui a partire dal V secolo d.C. le consistenti immigrazioni etniche provenienti dall’Egeo, dai Balcani e dalla vicina Calabria, favorite dalla politica imperiale di Bisanzio, indussero uno spiccato processo di ellenizzazione, sopravvissuto nel dialetto (il griko) e nei costumi sino agli albori dell’800. Nella terra in cui trovÚ rifugio tale strenua minoranza, particolare rilievo assume la cittadina di Soleto, gi‡ epicentro messapico in epoca precristiana; durante il basso Medioevo e fino al termine del secolo sedicesimo fu sede di un importante centro religioso e culturale italo-greco, capace di eleggere un proprio archimandrita o, forse, un vescovo, nonchÈ di preservare alle soglie dell’et‡ moderna la liturgia ortodossa dinanzi all’avanzare del rito latino. La cittadina, equidistante da Otranto e Gallipoli, il cui simbolo municipale Ë costituito d’un sole raggiante e il cui nome stesso richiama il benefico influsso dell’astro, vanta una storia assai nobile, purtroppo oggi decaduta, le cui vestigia sono tuttora rinvenibili.
Soleto visse il suo periodo aureo tra XIV e XV secolo, in coincidenza della signoria politica della potente casata dei Del Balzo-Orsini che ne resse la contea e che tanta parte assunse nelle vicende del regno angioino di Napoli, fungendo da ago della bilancia nella contesa tra i due partiti dei d’AngiÚ e dei d’AngiÚ Durazzo, patrocinati rispettivamente dal papa Urbano VI e dall’antipapa francese Clemente VII.
I reggitori di Soleto furono figure di primo piano negli scenari della parte finale dell’Et‡ di Mezzo: Maria d’Enghien - Brienne, grande donna-guerriera, discendente da un’antica famiglia della feudalit‡ francese, contessa di Lecce, dapprima sposa di Raimondello Orsini del Balzo per volere di Luigi I d’AngiÚ e in seguito, dopo la morte del primo marito nel 1406, consorte di Ladislao Durazzo e regina di Napoli; lo stesso Raimondello, campione dei cadetti, principe di Taranto, Conte di Lecce e Soleto, eroico salvatore di Papa Urbano VI dall’assedio strettogli da Carlo III a Nocera nel 1385; Giovanni Antonio, figlio di Maria e Raimondello, anch’egli prode cavaliere e accorto diplomatico, dopo il matrimonio del 1417 con la nipote di papa Martino V, Anna Colonna, divenne conestabile del Regno e il pi_ potente feudatario dell’Italia meridionale. Il Principato di Taranto, alla met‡ del XV secolo appariva come un vero e proprio “Stato” il cui territorio si estendeva dalle porte della capitale napoletana sino al capo di Leuca, munito di un forte esercito e dotato di un sistema castellare composto da oltre trecento unit‡.
Maria d’Enghien, Raimondo e Giovanni Antonio Orsini del Balzo furono mecenati di letterati e scienziati, nonchÈ committenti di prestigiose opere d’arte, che da sole meritano un viaggio nel Salento: tra queste, la basilica orsiniana di santa Caterina d’Alessandria e l’annesso ospitale, a Galatina, che custodisce uno dei cicli pittorici pi_ belli e misteriosi di Puglia; la stupenda guglia gotica, iniziata nel 1377 a Soleto da Raimondello e poi completata dal figlio Giovannantonio.
Nel borgo soletano Ë ancora visitabile un’altra importante opera della munificenza della nobile famiglia Del Balzo – Orsini, meno nota a causa delle modeste dimensioni, ma non meno carica di significato storico. E’ la chiesa detta di santo Stefano protomartire e santa Sofia, edificata nella seconda met‡ del Trecento. Si tratta di un monumento unico nel suo genere, di notevole importanza per la conoscenza dell’antico mondo greco-italico alla fine del Medioevo, come ha sottolineato Michel Berger: “Questa piccola chiesa, superando il quadro storico dell’arte, Ë la sola superstite, con l’uso sempre pi_ ristretto della lingua greca, di un passato religioso e culturale di tradizione bizantina, di cui la maggior parte delle rare testimonianze sopravvissute, sono oggi disperse lontano da Soleto”. Ad essere pi_ precisi, l’esperienza artistica degli affreschi delle pareti e dell’abside di santo Stefano testimonia del momento di transizione dalla cultura greca a quella latina, promosso dalla corte angioina e realizzata dai Del Balzo – Orsini. Gli anonimi maestri, autori del ciclo pittorico soletano, interpretarono appieno il passaggio epocale in cui cultura greca e latina si sovrapposero, mostrando una cospicua dose di eclettismo nell’incrociare stilemi artistici ancora bizantini, dettati da esigenze liturgiche, con motivi gotici, secondo la moda francese importata per via napoletana. Il pittore dell’Apocalisse di Soleto, forse autore anche degli affreschi con lo stesso tema a santa Caterina di Galatina, mostra di conoscere la maniera senese e di aver visto il Giudizio universale di Giotto nella cappella degli Scrovegni, di cui imita la figura del Satana, scolpita in rilievo sulla parete. Le scene della vita di Cristo e di santo Stefano posseggono altresÏ un peculiare valore letterario, per la presenza di riferimenti ad una tradizione cristologica e agiologica apocrifa, con ascendenze misteriosofiche, di cui la singolarissima raffigurazione della sophia del Cristo nell’abside Ë indice rivelatore. Inoltre, santo Stefano, da buona bibbia degli ignoranti, con le rappresentazioni degli eletti e dei peccatori, ritratti fedeli di personaggi di spicco, mercanti e lavoratori, contiene uno spaccato della vita sociale dell’epoca assai istruttivo. La struttura esterna della chiesa, con le sue soluzioni intermedie tra il romanico pugliese del portale e il verticalismo gotico del campanile, contribuisce ad accentuare il senso sincretistico dell’insieme.
Attualmente, questo raro monumento, gi‡ notevolmente compromesso, rischia di scomparire. Nel corso del tempo Ë stato costretto e schiacciato tra edifici fatiscenti; gli affreschi, fortemente deturpati e sottoposti agli effetti deleteri dell’umidit‡, abbisognano di un restauro radicale e di uno studio iconologico sistematico. Santo Stefano attende che il piccolo miracolo economico pugliese raggiunga anche Soleto che, sia detto per inciso, Ë anche la citt‡ natale del famoso mago e scienziato rinascimentale Matteo Tafuri, la cui casa Ë ancora visitabile.
Aveva ragione il Brandi: ogni viaggio in quelle che una volta, non a caso, si chiamavano le “Puglie” contiene molti viaggi.
Bari, 14 settembre ’02
Enzo Varricchio
(diritti riservati)

 

 

DA LEGGERE

A.P. Coco, Vestigi di grecismo in Terra d’Otranto, Grottaferrata 1922, pp. 23-25;
Ch. Diehl, L’art byzantin dans l’Italie mÈridionale, Paris 1891, (ristampa anastatica Roma 1967), pp. 97-98.
M. Berger, L’eglise S. Stefano ‡ Soleto et ses peintures murales. Etude des survivances iconographiques, liturgiquese et thÈologiques de tradition byzantine en Terre d’Otrante ‡ la fin du Moyen Age, Roma 1969, pp. 35-36. Dello stesso autore: Santo Stefano di Soleto e i suoi affreschi, Galatina, 1980, pp. 81-128.
A. Antonaci, Arte bizantina in Terra d’Otranto: la letteratura in S. Stefano di Soleto, Galatina, 1953, pp. 22-25.
L. Manni, Guida di Soleto, Galatina 1992.
A. Cutolo, Maria D’Enghien, Galatina 1977.

 

 

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